13 Giu LAPALICCA MOSCATO PASSITO DI NOTO
L’uva moscato utilizzata per la produzione del moscato e del moscato passito di Noto DOP è arrivata in Sicilia e sulle coste del siracusano portata dai Greci con la colonizzazione. L’allevamento del moscato avveniva fino a 20-30 anni fa esclusivamente ad alberello con potatura corta a sperone, successivamente per motivi di meccanizzazione si è passati ai sistemi di allevamento a spalliera con potatura a cordone speronato o a guyot.
La tecnica di produzione adottata ormai da anni prevede:
• La raccolta a mano delle uve in sovra maturazione;
• La stesura dei grappoli su graticci posti all’interno di serre coperte per ottenere una parziale disidratazione ed per aumentare la concentrazione naturale del grado zuccherino;
• Pressatura delle uve e decantazione a freddo del mosto per separarlo dalla feccia grossolana;• Fermentazione con lieviti selezionati alla temperatura di circa 20 °C;
• Blocco della fermentazione (raffreddamento della vasca) quando si raggiungono gli 11- 13° alcolici svolti ed un residuo zuccherino che varia, a seconda delle annate e del grado di appassimento, da un minimo di 130 g/litro ad un massimo di 180 g/litro;
• Conservazione in vasca coibentata a bassa temperatura fino al momento dell’imbottigliamento;
Il nome dell’etichetta “Lapalicca”
Il riferimento ovviamente è ad una espressione dialettale della zona di Noto. Il significato è quello di “ape golosa”, l’ape infatti, attratta dal profumo dell’uva moscato appena inizia la maturazione, va a pungere e “succhiare” gli acini che cominciano ad invaiare.Questa azione di ricerca della prelibatezza, viene definita in dialetto, rivolgendosi a bambini o a persone adulte che ricercano “sfiziosità dolciarie”: sei come una “lapalicca”!
Il passito “Lapalicca” è un ottimo fine pasto o da meditazione o per accompagnare i dolci in genere, ma anche associato a formaggi ben stagionati, quando si vuole ricercare il contrasto dolce-salato.